Gli scarabocchi ci salvano dalla noia e ci fanno stare nel qui-e-ora. Provare per credere!
Ti sarà capitato di parlare di fronte ad un gruppo di persone e di notare alcune di esse impegnate nel mentre a fare ghirigori e disegnetti, e di pensare che forse potevano ascoltare con attenzione invece di distrarsi con fiorellini, intrecci di linee e improbabili omini… un esempio di distrazione così lampante non è esattamente un pieno di autostima per un oratore.
Il dedicarsi a scarabocchi e ghirigori durante l’ascolto è generalmente interpretato come un segnale di noia e dissociazione e c’è un po’ di verità in questo. Anche se ci sono numerose testimonianze in difesa del ghirigoro, l’esigenza di scarabocchiare il foglio non nasce se siamo presi e coinvolti dall’oratore, rapiti dalle sue parole.
Quindi, se mentre parli qualcuno scarabocchia, può esserci della noia (capita), ma non è detto che lo scenario sia del tutto negativo… dipende.
Il ghirigoro, parola onomatopeica che mi piace molto, è un intreccio di linee e forme eseguito senza un obiettivo preciso.
La mano vagola per il foglio, occupando lo spazio con dei tratti e definendo alcuni dettagli, mentre la mente è occupata a fare altro.
In difesa dello scarabocchio, un team di psicologi ha condotto un esperimento* e raggiunto la conclusione che scarabocchiare distrattamente mentre si è impegnati nell’ascolto aiuta a ricordare i dettagli del discorso, fino al 29% in più rispetto a chi non scarabocchia. L’esperimento, che risale al 2009, prevedeva due gruppi di persone, coinvolti nell’ascolto al telefono di un’offerta commerciale. Il contenuto della telefonata era lungo, noioso e poco coinvolgente, un contesto perfetto per alimentare la distrazione. La conclusione ricavata dall’esperimento è che, durante attività noiose, il ghirigoro aiuta il cervello a restare nel qui-e-ora, aumenta la quantità di informazione assorbita e riduce il sogno ad occhi aperti.
Quindi, ghirigoro sì, se l’alternativa è la completa astrazione dal contesto e dall’evento verso fantasticherie e pensieri in libertà. In una scala da 1 a 10, e mettendo a livello zero chi dorme veramente, lo scarabocchiatore è presumibilmente a un livello 3 e questo può aiutarti a guardarlo con maggiore apprezzamento e tolleranza. Almeno fa di tutto per rimanere presente, e parte del suo cervello sta ascoltando. Coloro che ti guardano con occhi sgranati e fissi ti danno forse più soddisfazione ma potrebbero essere completamente estraniati!
Anche chi scrive sms/mail e chi si dedica a disegni elaborati è collocato in basso nella classifica dell’attenzione, immagino per la difficoltà a dedicarsi contemporaneamente a più attività che richiedono concentrazione e coinvolgimento.
Se, mentre parlate, chi vi ascolta traduce in linguaggio visuale quello che state dicendo, in teoria scarabocchiando, in pratica traducendo quanto ascolta in forma spaziale e sintetica… ecco, quella persona vi sta ascoltando con tutte le sue forze, usando varie parti del cervello. Il risultato potrebbe non essere condiviso, potrebbe avere un senso solo per chi l’ha prodotto… Si tratterà in ogni caso di una forma di appunto visuale, detto anche info-doodle o sketch-noting di alto valore per fissare e conservare i contenuti nel tempo.
A proposito di ghirigori, ti propongo due attività da sperimentare. Sono due esercizi suggeriti da due “guru” del visual thinking: Sunni Brown e Dave Gray.
Sunni Brown è stata in prima linea sulla difesa del doodle (scarabocchio), tanto da intitolare la sua più famosa pubblicazione The Doodle Revolution. Come Dave Gray e pochi altri, ha dato un grande contributo nella formalizzazione delle basi e delle tecniche del linguaggio visuale su cui si basa buona parte della formazione al linguaggio visuale, compresa la nostra scuola di scribing.it.
Il Doodle
Prendi un foglio di carta A4, un pennarello nero sottile e un pennarello di un colore che ti piace.
Prendi anche un po’ di tempo per te senza distrazioni (cellulare, parenti, ecc…)
Tenendo sempre la punta del pennarello sul foglio, disegna un tratto continuo che va in giro per il foglio a casaccio, intersecando le linee esistenti. Con gli occhi segui la linea che si crea sul foglio, pensando a nulla, senza un obiettivo specifico.
Appena senti che ne hai abbastanza, fermati e inizia a riempire con il pennarello colorato gli spazi chiusi che hai creato con la linea.
Anche in questo caso, procedi come ti piace e dove ti piace, focalizzando la tua attenzione su come ti senti, sulle sensazioni che provi, se provi piacere, se ti senti in relax, se vorresti continuare.
Questa semplice attività piace a molti, piace perché considerata anti-stress. Non a caso, esistono veri e propri libri da colorare per adulti, che in mercati come il Giappone e la Corea trovano grande diffusione e utilizzo. Il mio consiglio è di provarli nel formato analogico, con carta e matite colorate.
Il piacere deriva dall’usare strumenti che abbiamo e che ci piace usare (occhi- mano), dall’utilizzare più parti del nostro cervello (quella che occupa lo spazio con una linea casuale e quella che si dedica al dettaglio della campitura accurata degli spazi) e dal fare qualcosa che sappiamo fare, in assenza di giudizio estetico.
Se ti senti a disagio mentre fai l’esercizio, lascia stare, non insistere. Capita che ci siano parti che ti dicono che devi fare altro, che stai perdendo tempo con roba da bambini. Oppure può emergere una tua parte ipercritica che ti fa notare linee imperfette, coloriture fuori dagli spazi, ecc… ascolta con curiosità qualunque cosa il tuo corpo ti dica, e riprovaci, in un altro momento.
Il prossimo esercizio è di Dave Gray e mette in evidenza la potenza del nostro cervello nel dare un senso a quanto vede. Questa capacità sta alla base del linguaggio visuale e del disegno essenziale, funzionale alla condivisione di idee, alla collaborazione e alla comunicazione generativa.
Uccellini
Prendi un foglio di carta A4 e una matita o un pennarello.
Fai qualche sgorbio sul foglio, come provando se il pennarello funziona, tipo questi.
Aggiungi ad ogni sgorbio un punto (un occhio) e vicino una “V” (un becco). Aggiungi le due zampette fatte con quattro piccole linee.
Con pochi segni riesci a fare una serie di uccellini, uno più buffo dell’altro!
Sperimenta i diversi modi in cui questi buffi animaletti possono occupare il tuo foglio.
Buon divertimento! Con questi due esercizi ti stai scaldando per diventare un produttore di linguaggio visuale!
Se vuoi saperne di più, contattami 🙂
* What does doodling do?, Jackie Andrade, Applied Cognitive Psychology, 2010