Scrivere un libro non è solo scrivere
Scrivere un libro non significa solo mettere parole su carta: significa scrivere per qualcuno.
Ma come si identifica il lettore ideale?
Continua la miniserie dedicata al percorso di scrittura del mio libro, in cui ho imparato quanto sia importante immaginare le persone per cui stai scrivendo, a cui vuoi raccontare qualcosa.
Lo scrivere in sé, infatti, è certamente importante, ma è solo una delle attività e non è detto che sia quella più complessa. Alla fin fine, sei tu con le tue pagine bianche.
Scrivere ogni giorno è un impegno che può alternare momenti eccitanti di ispirazione ad altri ansiosi in cui tutto sembra perdere senso. Ma, se ci pensi, in questa fase il processo è ancora semplice: sei tu e la tua scrivania. Nella mappa dei problemi siamo in basso, al primo livello, situazione semplice, un passo dopo l’altro e si va avanti.
Il vero salto arriva quando inizi a chiederti per chi stai scrivendo. Individuare il lettore ideale è ciò che trasforma un libro da un progetto personale a un messaggio pensato per chi lo leggerà. E il lettore ideale diventa un compagno di viaggio che ti accompagna d’ora in poi.
Definire il lettore ideale: le domande chiave
Ho individuato il titolo e la descrizione, è il momento di dedicarci tempo ed energie, e di riflettere su alcuni aspetti fondamentali. Il titolo funziona? È davvero il nome del mio progetto speciale? Il sottotitolo aiuta a chiarire l’argomento? E soprattutto: chi sono le persone a cui mi rivolgo?
Inizio a espandere la descrizione, per parlare direttamente alla persona che potrebbe acquistare il libro. Aggiungo due o tre paragrafi di testo, un piccolo avanzamento in cui parlarle, perché capisca che è stato scritto per lei, che può esserle utile e offrirle un valore concreto:

Datti una possibilità di guardarti in modo nuovo e diverso, evitando di focalizzarti solo su ciò che sai già, e aprendoti alla complessità che comunque vivi. È un bel viaggio da fare, può non essere facile subito, perciò io ti accompagno.
I primi disegni sono nati così, accompagnando questa apertura alla curiosità e alla esplorazione, e raccontano la naturale tendenza che abbiamo a tirarci fuori da situazioni complesse, adottando soluzioni veloci e focalizzate su quanto già conosciamo. Che va benissimo, ci permette di essere efficaci e di disperdere energie su ogni minima cosa, ma non è detto che questo atteggiamento vada bene sempre!
Ci sono momenti in cui lasciarsi prendere dalla complessità e viverla, perché possiamo imparare nuove cose e fare scoperte utili a crescere e a stare meglio.


Per chi sto scrivendo? Il lettore ideale come punto di riferimento
Mi sto allontanando dalla fase “io e il mio libro” in cui non entravano altre persone.
Ora il lettore ideale diventa una presenza costante:, mi avviserà quando qualcosa non è chiaro, quando serve una spiegazione, o un esempio da seguire per trovare ispirazione.
Questo farà sì che nel mio libro ci siano molti esempi che all’inizio non avevo previsto. Ma servono. A volte, comprendiamo davvero qualcosa solo leggendo o ascoltando le esperienze altrui. Ci aiutano ad attivare i ricordi, a riflettere e perfino a trovare la forza di dirci qualcosa che non ci fa troppo piacere ascoltare. In fondo, copiare un po’ aiuta.
Trovare il lettore ideale è un percorso
Nelle prime fasi del lavoro può sembrare che non succeda nulla, in realtà poi a distanza mi rendo conto che:
- Ho trovato un nuovo titolo.
- Ho trovato l’approccio e il tono adatti.
- Mi sono divertita a fare e disfare, scrivere e cancellare.
Ho ancora dubbi sul contenuto nei dettagli… Vedo il titolo, e so come voglio che finisca la storia, ma tutto ciò che sta in mezzo, a questo punto, è ancora confuso.
Avevo bisogno di uno strumento per fare ordine… e l’ho trovato.
Te ne parlerò nella prossima storia. Non perdertela!