Cronache dall’evento

È stata una nuova esperienza per me, andare a un evento e sentirmi completamente a mio agio.

Mi piace l’energia palpabile dei grandi convegni, con tante persone: quelle che si muovono di continuo, quelle ferme alle postazioni, quelle che parlano, cercano contatti e li creano, quelle che scivolano silenziose tutt’intorno. Sono come una grande festa, i convegni, con ritmi e rituali propri.

Scambi due parole con qualcuno, ti dedichi a cibo e bevande, ascolti e scopri nuovi contenuti e nuovi punti di vista… bello, no?

Le fiere no. Troppo tutto, troppo rumore, troppa energia, troppa aspettativa nell’aria. Alle fiere mi estraneo e familiarizzo solo con le persone del catering, empatizzo con loro, non sono fatta per le fiere.

Il catering è il mio barometro: se durante un’occasione sociale mi sento a mio agio solo vicino al bancone del cibo… ecco, forse posso passare il mio tempo meglio e da qualche altra parte. 


Questa premessa, un po’ lunga, è importante per farti capire la mia enorme, rinfrescante e morbida sorpresa nel ritrovarmi socialmente coinvolta, aperta alle conoscenze, disponibile a parlare di quello che mi appassiona, a mio agio da sola e in compagnia durante un evento.
Fin da subito e per tre giorni di fila, un bagno di benevolenza che ha avuto l’effetto balsamico che ancora mi porto dentro, e che coltivo amorosamente.

Non posso restituire le sensazioni che ho provato, farti sentire quello che il mio corpo mi diceva e quanto fosse piacevole e rassicurante ascoltarlo. 

Posso raccontarti qualcosa che ho ascoltato e che mi ha sorpreso, incuriosito. Allenare la curiosità è bellissimo.
Di relatori e relatrici non metterò il loro titoli e curriculum, metterò quello che mi porto a casa da loro, che non è poco. Se ti incuriosiscono… il web è grande, pieno di informazioni che ti aspettano. Oppure mi puoi scrivere e sarò ben felice di darti i riferimenti utili.

Iniziamo? Andiamo!

Polyvagal Theory and the Modern Family: Finding Safety and Connection

Potsdam (Germania), 14-16 giugno 2024.

Tre giorni dedicati alla Teoria Polivagale, approccio che ormai sento far parte integrante di me.

Tre giorni trascorsi ad ascoltare e a parlare dei temi che più mi appassionano: corpo, sistema nervoso, respiro…

Ho conosciuto tante persone che sentivo simili a me, mi sono confrontata con altre che in altri tempi e luoghi non avrei avuto il coraggio nemmeno di avvicinare.

Ho incontrato e parlato con Stephen Porges e Deb Dana… è stata un’emozione fortissima, mi ha fatto un enorme piacere ritrovarli uguali a come li ho visti in videochiamata in questi anni, nessuna sorpresa, che bello. È difficile dire che cosa in particolare mi porto a casa dai loro interventi perché riguardo gli appunti e non riesco a scegliere. C’è tanta roba e ha senso tutta insieme, non a pezzetti.
Sentirli parlare è stata una conferma, una rassicurazione, una condivisione bellissima.

È stato incredibile anche vedere dal vivo Michael Allison, con cui ho studiato e che mi ha allargato la visione dell’approccio polivagale al benessere e alla performance.

È stato studiare con Michael e seguirlo nei numerosi incontri online degli ultimi anni a farmi capire quanto potesse essere concreto ed efficace il lavoro sul proprio corpo, e ad iniziarmi alla pratica di un respiro finalmente confortevole e utile, l’Oxygen Advantage di Patrick McKeown, che sto praticando e studiando.

Let’s go, Michael 🙂

Ho preso molti appunti, e fatto alcuni disegni delle frasi per me più significative. Non ne farò una “bella copia” però se vuoi vedere come sono, le ho pubblicate su Linkedin, il post è in primo piano nel mio profilo.

E ora, in ordine di entrata… ecco le relatrici e i relatori.


Da Verena König ho imparato la differenza fra trauma inter-generazionale, trans-generazionale e collettivo, e come il contesto sia fondamentale in un cambio di prospettiva che rompa il circolo chiuso di queste dinamiche. Nel suo intervento molte cose mi sono risuonate, ad esempio l’importanza di esplorare le azioni nella loro intenzione e non nel “perché”, un cambio di prospettiva che apre alla scelta e alla possibilità.


Vincenzo Caretti ha parlato della protezione eccessiva che caratterizza la famiglia odierna e di che cosa vuol dire “famiglia”: connessione, reciprocità, gioco e contatto fisico, fratture e riparazioni (ruptures and repairs). È questo l’amore: riconoscere le rotture, gli strappi, e dedicare tempo e attenzione per ricucirle.

Amore non è uguale a tutto-perfetto, non è “non parlarne per quieto vivere”, non è “sicurezza totale”, è impegno quotidiano a sistemare eventualmente quello che si rompe.


Lisa Morton ha raccontato la sua esperienza di persona affetta da una malattia cardiaca dalla nascita.
Una storia di cure, interventi, isolamento e supporto, e rapporti umani, e il suo impegno nel far sì che le strutture sanitarie riescano a riconoscere il trauma da trattamento medico e mettano in atto accorgimenti che riducano il disagio per i pazienti, per le loro famiglie e per il personale medico… sì il personale medico fa parte della storia, non è bellissimo? Finalmente, un impegno al cambiamento che non si basa su un “noi contro loro”.


Anthony Gorry e Stephen Porges hanno parlato della ricerca in corso per la musica polivagale.
Dopo la realizzazione del Safe & Sound Protocol per stimolare il coinvolgimento sociale nelle persone nello spettro autistico o con Parkinson, nasce un nuovo tipo di sperimentazione acustica dedicata alla auto-regolazione. Sono lavori e sperimentazioni in corso, ne sentiremo parlare in futuro.

Io ho potuto ascoltare solo pochi minuti di musica prodotta e non avrei smesso più!


Tayseer Hassoon mi ha fatto fare un salto spazio-temporale in Siria: cultura, rituali collettivi, guerra civile.
Un tema, quello dei rifugiati siriani, che in Germania è molto sentito e ha animato un confronto su convivenza e integrazione.

Un tuffo in un trauma collettivo che ha aperto testimonianze da partecipanti dei Balcani e in particolare della Bosnia-Erzegovina. Un momento davvero intenso e pieno di dignità.


Arielle Schwartz… con lei, e grazie alla capacità di convinzione di alcune sue allieve – noooo, Arielle non te la puoi perdere…! -, ho scoperto che fare yoga alle 6:30 del mattino è una coccola. Se fai yoga con lei… che ha un approccio spettacolare, di vera integrazione mente-corpo.

A pensarci adesso, ecco che cosa è stato spettacolare: il sentire mente e corpo che se la spassavano insieme. Davvero. Ecco che cosa era. 

Da Arielle ho imparato che se non riconosci, non ascolti il tuo corpo, il tuo corpo grida più forte per farsi sentire.

E che lo Yoga può essere qualcosa di molto liberatorio e intenso al tempo stesso, aperto alla scelta.


Sue Carter ha parlato con passione della sua ricerca sulla ossitocina, sul ruolo fondamentale che questo ormone ha avuto nell’evoluzione dei mammiferi e sul ruolo che tuttora ha nella risposta allo stress e nel comportamento sociale.  


Chiudo alla grande con Gabor Maté, che mi ha aperto un mondo sul tema della genitorialità e delle relazioni famigliari… Mi sono apparsi davanti agli occhi pezzi di mia vita, ho capito l’importanza di una solida rete di riferimenti genitoriali extra-famigliari, punti di riferimento alternativi ai genitori.

Ho rivissuto e accolto il mio sentirmi uno Zelig ovunque mi trovavo, in passato, e mi sono voluta immensamente bene… per quello che cercavo di fare allora (sentirmi accolta) e per l’autenticità che sono riuscita a fare mia, nel tempo. 

Tanta roba. Ho acquistato il suo libro, Il Mito della NormalitàTrauma, malattia e guarigione in una cultura tossica, è lì che mi aspetta, come una promessa di felicità

Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice.
Jules Renard

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