Un ordine biologico delle risposte e delle reazioni che è attivo in ogni esperienza umana.
Gennaio è per me il mese adatto per nuove conoscenze, esperienze, per iniziare qualcosa di nuovo.
Questo gennaio mi sono dedicata a consolidare la mia pratica sulla Teoria Polivagale, argomento che ho già introdotto in uno dei miei primi post e che mi coinvolge e mi affascina tanto più quanto più mi ci dedico. Tra webinar, esami, libri e mappe, le giornate corrono veloci!
Condivido con te alcune parti della “Guida per principianti alla Teoria Polivagale”. È tratta dal libro Deb Dana, The Polyvagal Theory in Therapy: Engaging the Rhythm of Regulation, 2018. La trovi anche online nel sito https://www.rhythmofregulation.com/, che raccoglie tantissime informazioni sugli studi e sull’attività di Deb Dana, clinica e ricercatrice che ha declinato la Teoria Polivagale in un approccio pratico e funzionale. I materiali sono tutti in inglese, quella che segue è una dignitosa traduzione fatta da me di parte del testo.
Testo tratto dal libro “Deb Dana, The Polyvagal Theory in Therapy: Engaging the Rhythm of Regulation, W.W.Norton, 2018”.
Traduzione dall’inglese: mia.
Guida per principianti alla Teoria Polivagale
Il Dr. Stephen Porges, ideatore della Teoria Polivagale, ha identificato un ordine biologico delle risposte/reazioni umane, che è attivo in ogni esperienza umana. Con gratitudine al dottor Porges per il suo lavoro, questo testo esplora e spiega la Teoria Polivagale utilizzando un linguaggio per “non tecnici”.
Veniamo al mondo predisposti per connetterci. Con il nostro primo respiro, iniziamo un percorso di ricerca di sicurezza nei nostri corpi, nei nostri ambienti e nelle nostre relazioni con gli altri. Il sistema nervoso autonomo è il nostro sistema di sorveglianza personale, sempre in guardia, sempre a chiedersi “È sicuro?” Il suo obiettivo è proteggerci rilevando la sicurezza e il rischio, ascoltare momento per momento ciò che sta accadendo dentro e intorno al nostro corpo e nelle connessioni che abbiamo con gli altri.
Questo ascolto avviene molto al di sotto della consapevolezza e molto lontano dal nostro controllo cosciente. Il dottor Porges, comprendendo che questa non è consapevolezza che deriva dalla percezione, ha coniato il termine neurocezione per descrivere il modo in cui il nostro sistema nervoso autonomo esegue la scansione per rilevare segnali di sicurezza, di pericolo e di rischio per la vita, senza coinvolgere le parti pensanti del nostro cervello.
Poiché noi umani siamo creatori di senso e significato, ciò che inizia come un’indefinibile esperienza di neurocezione, guida la creazione di una narrazione che modella il nostro vivere quotidiano.
Il Sistema Nervoso Autonomo – Anatomia e Funzioni
Il sistema nervoso autonomo è costituito da due rami principali, il simpatico e il parasimpatico e risponde a segnali e sensazioni attraverso tre vie, ciascuna con uno schema di risposta caratteristico. Attraverso ciascuno di questi percorsi, reagiamo “al servizio della sopravvivenza”.
Il ramo simpatico si trova nella parte centrale del midollo spinale e rappresenta il percorso che ci predispone all’azione. Risponde ai segnali di pericolo e attiva il rilascio di adrenalina, che alimenta la risposta di lotta o fuga.
Nel ramo parasimpatico, i restanti due percorsi si trovano in un nervo chiamato il “Nervo Vago”. Il nome, che deriva dal termine latino Vagus, ossia “vagabondo”, è stato ben scelto. Partendo dal tronco cerebrale alla base del cranio, il vago viaggia in due direzioni: verso il basso attraverso i polmoni, il cuore, il diaframma e lo stomaco e verso l’alto per connettersi con i nervi del collo, della gola, degli occhi e delle orecchie. Il nervo vago è diviso in due parti: il percorso ventro-vagale e il percorso dorso-vagale. Il percorso ventro-vagale risponde a segnali di sicurezza e supporta la sensazione di essere a proprio agio, connessi e relazionati. Al contrario, la via dorso-vagale risponde a segnali di pericolo estremo. Ci porta fuori dalla connessione, dalla consapevolezza, e in uno stato protettivo di spegnimento. Quando ci sentiamo paralizzati, insensibili o “assenti”, il vago dorsale ha preso il controllo.
Sistemi che lavorano insieme
Proviamo benessere quando le tre parti del nostro sistema nervoso autonomo funzionano insieme.
Per comprendere questa integrazione, immaginiamo una casa. Il sistema dorso-vagale gestisce le “utilità di base” della casa. Questo sistema funziona continuamente in background mantenendo i nostri sistemi corporei di base in linea e in ordine.
Quando si verifica un problema tecnico nel sistema, gli prestiamo attenzione. Quando tutto fila liscio, le funzioni del corpo funzionano automaticamente. Senza l’influenza del sistema vagale ventrale, le utenze di base gestiscono la casa vuota, ma è come se la casa non fosse “vissuta”: l’ambiente non è confortevole, tutto va al minimo sufficiente per far circolare l’aria e impedire il congelamento dei tubi. L’ambiente è sufficientemente abitabile per la sopravvivenza.
Il ramo simpatico può essere pensato come il sistema d’allarme della casa, che fornisce una gamma di risposte ed è attrezzato per reagire a eventuali emergenze. Questo sistema di allarme è progettato per attivare una risposta immediata e quindi tornare in standby. Senza l’influenza del sistema ventro-vagale, il sistema riceve un flusso costante di notifiche di emergenza e continua a far suonare l’allarme.
Il sistema ventro-vagale ci permette di sentirci parte della casa che stiamo abitando e di apprezzarla. Possiamo goderne come un luogo di riposo e dedicato a noi stessi, e come un luogo da condividere con famiglia e amici. Sentiamo le “utilità di base” che funzionano in background. I ritmi del nostro cuore e del nostro respiro sono regolati. Confidiamo che il “sistema di monitoraggio” sia attivo. L’integrazione dei sistemi ci permette di essere compassionevoli verso gli altri, curiosi del mondo in cui viviamo ed emotivamente e fisicamente connessi agli altri.
Polyvagal Theory is the science of feeling safe enough to fall in love with life and take the risk of living
(Deb Dana)
Dove andiamo dopo?
Con questa comprensione iniziale del ruolo e delle risposte del sistema nervoso autonomo al servizio della nostra sicurezza e sopravvivenza, possiamo iniziare a fare amicizia con il nostro sistema nervoso e mappare i nostri modelli di risposta personali.
Fare amicizia con il proprio sistema nervoso vuol dire riuscire a monitorarlo, a guadagnare consapevolezza, a iniziare a sintonizzare e armonizzare consapevolmente il nostro sistema nervoso autonomo. Possiamo perseguire con successo il nostro percorso di ricerca di sicurezza e connessione.