Il fascino discreto delle proporzioni

Vagolando con la mente sulla parola: proporzioni

Qualche giorno fa, rivedendo i materiali del mio corso di Introduzione al Linguaggio Visuale, ho ritrovato gli esercizi per disegnare gli omini stilizzati (i cosiddetti omini stecchino e i loro parenti prossimi) e le proporzioni che ne stanno alla base. Il pensiero è quindi andato al Convegno AIF 2019 e poi ad una lezione di Giuseppe Zollo, per finire su ricordi lontani delle mie scuole medie. Questo vagolare della mente mi ha incuriosito.

In tutto il mio excursus scolastico, le proporzioni sono tra i ricordi più vividi che ho delle lezioni di matematica. Ero alle medie, la matematica mi piaceva, le proporzioni mi riuscirono subito facili, le “vedevo”. La professoressa, una signora che ricordo come una persona anziana e triste, pensava io fossi bravissima e portata per la materia, e mi incoraggiava. Insomma, un trionfo.
Per la cronaca, il mio successo con la matematica finì lì. La professoressa lasciò l’incarico, a scuola ci dissero che aveva avuto un esaurimento nervoso e che la colpa era nostra, che l’avevamo “esaurita”. A distanza di tempo, mi sembra alquanto bizzarra come cosa da dire ad un branco di dodicenni più o meno consapevoli. Tant’è, usava così. Le subentrò una supplente giovanissima di cui non ho che vaghi ricordi collegati alla gita di classe. Fine della passione per numeri e forme, andai al liceo classico.

Al netto dei miei successivi diverbi e incomprensioni con la matematica, le proporzioni continuarono a rimanermi affezionate e, nel corso della mia attività lavorativa, assolutamente utili.

Un’altra proporzione che ho trovato utile fin da quando l’ho imparata è la corrispondenza di misura fra testa – busto – gambe degli omini stilizzati, in un rapporto 1/3 – 1/3 – 1/3.
È uno schema di riferimento assai utile per imparare e per allenarsi, e offre anche alcuni vantaggi:

  • La testa grande, di dimensione maggiore di quella realistica umana (pari a 1/7-1/8 del corpo), dà spazio alla rappresentazione delle espressioni, che nell’omino stilizzato sono fondamentali. 
  • L’altezza uguale tra le diverse parti del corpo aiuta a disegnare con più sicurezza e velocità: una volta impostata la testa o il corpo, ho già l’ingombro approssimativo delle altre parti senza doverci pensare.
  • Ultimo e non meno importante, un omino ben proporzionato è più standard, piace di più. L’attenzione di chi lo guarda si focalizza sull’espressione, sull’azione, e si evitano reazioni inconsapevoli ma significative a deformazioni e anomalie (corpo schiacciato/filiforme;  gambalunga/moncherino).

Il collegamento tra le proporzioni e il Convegno Nazionale AIF 2019 è più intricato. Ho bellissimi ricordi di Matera, dei giorni trascorsi nei Sassi e di polpette di pane che mi hanno messo in pace con il mondo.

Da questo convegno dedicato alla neuroformazione, alle scienze della mente e del cervello applicate alla formazione, mi sono portata a casa molti interventi di neurofisiologi e scienziati davvero interessanti, tra gli altri: Marcello Massimini, che si definì “un elettricista del tofu” (dalla sua lezione in poi guardo il tofu con occhi diversi) e che spiegò in modo davvero avvincente e comprensibile la sua ricerca su cervello e coscienza; Giacomo Rizzolatti, che raccontò la scoperta dei neuroni specchio e chiarì in modo indelebile quanto l’empatia non coincida con la “bontà” (“i sadici sono assolutamente empatici, sono bravissimi ad entrare nello stato delle altre persone”); Edoardo Boncinelli, che esplorò ulteriormente il concetto di empatia e di cui mi sono segnata una citazione di Newton (un po’ parafrasata) che mi evoca belle sensazioni:

Sto sulla spiaggia a raccogliere conchiglie e mi diverto. Davanti a me, l’oceano della conoscenza.

E le proporzioni? Escono nell’intervento di Cinzia Di Dio, dedicato alla sua attività di ricerca sul tema della neuroestetica, di come il cervello reagisce alla bellezza, delle aree cerebrali che vengono attivate (amigdala, insula), e del ruolo della proporzione (la bellezza aurea che definisce uno standard culturale di “bello” condiviso) nel giudizio estetico.

Tanti altri stimoli mi sono rimasti da quel Convegno, tra cui il tema aperto della creatività (G. Rizzolatti), la plasticità del cervello e l’importanza dell’ambiente di cui siamo espressione (G. Martino), il significato della parola “mente” come “quello che il cervello fa”. (Non è un sostantivo, è un verbo! G. Vallortigara).

Rimanendo in tema di arte, percezione della bellezza e proporzioni… pochi mesi fa, all’interno del corso Complexity Soft Skills SpecialistdelComplexity Institute,ho seguito la lezione The Art of Thinking Visual di Giuseppe Zollo – Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
In un’affascinante esplorazione tra pensiero visuale, contesto, esperienza e consapevolezza, Zollo ha tra le altre sollecitazioni visive citato la “regola dei terzi”, in cui la proporzione tra cielo e terra è uno degli elementi in gioco nella composizione fotografica.

Non la conoscevo, ora ci faccio caso!

Il fascino discreto delle proporzioni

Presente in ogni dispositivo fotografico digitale, smartphone compreso, la griglia 3×3 guida la composizione di fotografie equilibrate, coinvolgenti e che catturano lo sguardo. Ad esempio, nei paesaggi, la regola dei terzi si applica per dare una maggiore importanza al primo piano o al cielo, posizionando l’orizzonte del panorama su una delle due linee orizzontali, in base a quale parte vuoi valorizzare.

Il fascino discreto delle proporzioni
Montreal, ottobre 2022

Letture consigliate:
Nulla di più grande di G.Tononi e M.Massimini, Baldini + Castoldi, 2017
Elegant Design: A Designer’s Guide to Harnessing Aesthetics di L.Iandoli, G.Zollo, Edizioni Ava Pub Sa, 2022

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