Tempo fa, quando sentivo parlare di “coaching”, immaginavo subito una situazione sfidante, una gara, con il coach a bordo campo intento a spronarmi (vai, vai, vai!) e, nei momenti di pausa, pronto ad aiutarmi a capire i miei limiti, i miei problemi e le capacità da attivare per affrontarli.
In quest’ottica sportiva, e considerato il fatto di quanto io sia sportiva decisamente “a modo mio”, il coaching non mi attirava nemmeno un po’.
Troppo affanno e obiettivi performanti, no grazie.
Mi piace invece tantissimo l’origine della parola “coach”: dal francese “coche” = carrozza.