Mi piace guidare, in particolare sulle strade a scorrimento veloce. Mi piace guardare e andare avanti.
Quando passo per Mestre, che ora non ha più il casello, mi ricordo quando il casello c’era e Mestre era “la barriera”, dove le code erano talmente quotidiane che potevi telefonare a Caterpillar (Radio2) per raccontare che eri in coda da tutta Italia, ma non da qui.
Quando il casello c’era e tornavo a casa dai miei genitori, li chiamavo al telefono “passato Mestre” e la cosa veniva sempre accolta con entusiasmo perché voleva dire che praticamente ero a casa, anche se mancava ancora più un centinaio e più di chilometri.
Ancora adesso quando tiro dritto serenamente sulla variante, mi rimane l’emozione e sento ancora la voce di mio papà che dice “ottimo, ottimo”.
Sono cambiate tante cose da allora, ci sono persone che non ci sono più e che porto in viaggio dentro di me. È più facile gestire la cultura in cui sono cresciuta e la mia storia personale da quando in qualche modo le ho riconosciute e accolte (che non è accettate). Sono una parte del mio presente, insieme alle altre parti che ho costruito io e che ancora sto costruendo perché diventino futuro.
Sono molto grata alla mia mentore Christina Merkley, alla sua sensibilità e serietà con cui mi ha accompagnato nel lavoro su di me che ho fatto con lei, per questa consapevolezza fondamentale, e per il rapporto che continuo a negoziare con le mie parti giovani, offese e recriminanti.
Un lavoro continuo, equilibrante, di valore, che mi piace fare come coach con le persone che si rivolgono a me.
Questa nota è intensa e personale, ed è personale e intenso anche il lavoro fatto per essere quella che sono, ne sono piuttosto orgogliosa.
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Foto mie, in quel di Premariacco e sulla strada del Castello di Buttrio