In un mondo pieno di informazioni e cambiamenti rapidi, è facile sentirsi disorientati. Questo articolo esplora come strumenti simbolici come bussola e mappa possano aiutarci a ritrovare chiarezza e orientamento, anche nei momenti più confusi.
Quando la complessità disorienta
Riccardo Scandellari, in una sua newsletter, si è fatto una domanda – meglio la bussola o la mappa? – , partendo da una riflessione che condivido molto: sono i valori a guidare le sue scelte, non la tensione verso una performance a prescindere.
La domanda mi è rimasta in testa. E la mia opinione è semplice: bussola e mappa servono entrambe!
Bussola: orientarsi con i valori
Bussola, strumento che adoro.
Ne avevo una piccola come gadget nella borsa da lavoro e mi piaceva quel cerchietto con la punta ballonzolante, anche se non ne capivo davvero l’utilità.
Un po’ perché, vivendo in città, mi poteva servire giusto per sapere l’esposizione delle finestre.
Un po’ perché, onestamente, non mi era chiaro come funzionasse.
A distanza di anni, ho capito che quello che mi lasciava perplessa è proprio il motivo per cui oggi la apprezzo: una bussola non ti dice dove andare.
Non è un navigatore in cui imposti una destinazione.
La bussola ti dà coordinate di riferimento. Ti impedisce di girare in tondo o di tornare sempre sugli stessi passi.
Il momento in cui ho davvero capito il senso della bussola è stato leggendo una delle frasi d’amore più belle che conosca.
L’ha scritta Julian Beck, artista e fondatore – insieme a Judith Malina – del Living Theatre, compagnia teatrale nata negli Stati Uniti negli anni ’50 e diventata famosa per le sue rappresentazioni politiche, disturbanti, bellissime.
(Ci ho fatto la tesi di laurea e li ho incontrati di persona. Esperienza intensa e formativa.)
Perché la bussola è simbolo di direzione interiore
Torno alla frase:
“Io sono una bussola, Judith è il Nord.”
Ecco, mi commuove ogni volta.
Parlare della persona amata come di un punto di riferimento stabile anche nel vagare tra possibili percorsi. Esplori, sperimenti, ti perdi… e poi – tac – ti volti, e il Nord è lì.
Non ti obbliga, ma ti orienta. Ti rassicura, ti dice dove puoi andare. Ti dice che puoi anche perderti un po’, se vuoi, ma non ti smarrisci del tutto.
Ho scelto la bussola come simbolo nella pagina del sito in cui parlo di me.
Perché, anche se ho tante direzioni e tante parti diverse, sento di avere un Nord che tiene insieme tutto.
E mi piace l’idea di essere un po’ Nord anche per le persone che vivono e lavorano con me.
Mappa: costruire una visione di insieme
Quanto mi piacciono le mappe!
Mi piacciono così tanto che ne ho fatto una professione e stanno alla base del mio metodo Nous Visuale.
Quando Christina Merkley mi certificò, mi diede la possibilità di scegliere tra “Visual Coach” o “Maps Expert”.
In italiano erano entrambe formule difficili da spiegare, quindi optai per Visual Coach (obtorto collo… la parola “coach” non mi ha mai entusiasmata, e tuttora si porta dietro significati aberranti).
Che cos’è una mappa?
È una rappresentazione grafica del “dove”. Racconta relazioni spaziali: vicino/lontano, sopra/sotto, dentro/fuori… praticamente un mucchio di preposizioni trasformate in forma visuale.
La mappa mette ordine, disponendo gli elementi in uno spazio definito. Mi permette di raccontare ciò che vedo – e quindi conosco – qui e ora.
Le mappe invecchiano, perché cambia la conoscenza di ciò che contengono.
Non raccontano la verità, ma una visione.
Quindi posso usarle anche per raccontare passato e futuro, per come li vedo adesso.
E anche questa visione (è questo il bello!) può cambiare.
La mappa come strumento per leggere il contesto
Una mappa non ti impone una direzione, non prevede il futuro, non definisce un trend.
Ti offre una rappresentazione sintetica del tuo mondo, e dentro quella rappresentazione puoi trovare spazio per desideri, intuizioni, ipotesi che prima non vedevi.
È uno strumento prezioso, sia per esplorare sia per tenere sott’occhio un pezzetto di mondo.
Si capisce che mi piacciono le mappe? Ne ho fatto un intero libro, non a caso, in cui guido passo passo il lettore, perché ci tengo che il viaggio sia confortevole il più possibile.
👉 Se ti va di iniziare a esplorare da subito, puoi partire da un esercizio semplice:
Che PROBLEMA – un modo pratico per fare chiarezza quando tutto sembra confuso.
E il tempo?
Il tempo, nella nostra cultura, è una sequenza lineare di scadenze.
Ma in una mappa, non è detto che sia così. Il tempo può entrare se lo disegni con una linea temporale, o una serie di step di processo, ad esempio.
La mappa è ospitale: accoglie anche la voglia di performance, ma solo se parte da ciò che puoi davvero vedere in quel momento.
Ti racconta una possibilità. Ti mostra un’evoluzione che puoi osservare, mettere a confronto, capire se c’è qualcosa da cambiare. Ti offre uno specchio con cui confrontarti.
E se ti sembra costrittiva… beh, quel vincolo non è nella mappa. È tuo.
Non dare la colpa a lei.
Il tuo punto di partenza
Nelle mie mappe non c’è una direzione temporale e guardo con affetto disincantato anche alle road map nei progetti: ingaggianti, certo, ma raramente lineari come sembrano.
Nella mappa del mio libro –TuttoTorna – ci sono tre mappe insieme: il qui-e-ora, le origini, il futuro desiderato, e ognuna di esse contiene presente, passato e futuro insieme, perché credo che in ogni momento viviamo una parte di tutte e tre queste dimensioni.
Se mi hai seguito fin qui, grazie.
È luglio, fa caldo, fra poco è il mio compleanno… ho un sacco di scusanti per questo vagare della mente.
Come iniziare da dove sei, anche se è confuso
Quando ho scritto il libro TuttoTorna ho lasciato da parte le elucubrazioni e ho scelto la via pratica.
È un manuale concreto, pieno di esempi e istruzioni. Niente teoria, solo mappe e ragionamenti che nasceranno in te – spero visibili, nel vero senso della parola.
Se ti tuffi nel mio libro quest’estate, fammi sapere dove ti porta la tua mappa.
Io sono qui, bussola alla mano.
Buona nuotata! 🧡
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TuttoTorna
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