Che PROBLEMA!
A volte le cose non vanno esattamente come ce lo immaginavamo. Vuoi fare ordine almeno in testa?
Prendi una matita e iniziamo!
A volte le cose non vanno esattamente come ce lo immaginavamo. Vuoi fare ordine almeno in testa?
Prendi una matita e iniziamo!
Che cosa ho studiato, che cosa ho scoperto e che cosa mi ha stupito in questo mese intenso.
Avere un giorno perfetto è possibile? Sì, certo… inizia a vederlo disegnato! Se non lo vedi, come fai a realizzarlo?
Prendi una matita e iniziamo!
È stata una nuova esperienza per me, andare a un evento e sentirmi completamente a mio agio.
Cronaca di un evento che mi ha emozionato, rassicurato e stimolato.
Desidero diffondere il più possibile qualcosa di molto utile: l’utilizzo del disegno, degli schemi e delle mappe per vedere i pensieri e le situazioni da diverse prospettive.
Prendi una matita e iniziamo!
Questo mese mi lascio andare ai ricordi e sembrerà strano ma i pensieri migliori mi sono venuti tagliando rape. Cucinare mi aiuta a pensare, e sono pensieri leggeri, che vagolano e trovano una poesia.
Inizia una nuova serie di articoli dedicati a te, per esercitarti nel linguaggio visuale e dare forma alle tue idee.
Che cosa aspetti?
Prendi una matita e iniziamo!
C’è chi ha tre o quattro libri sul comodino, io avevo un po’ di serie/film in sospeso da concludere o in lista d’attesa. Prima una influenza che non finiva più e, poi, parecchie ore di volo mi hanno aiutato a smaltire la coda.
In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare. Così diceva Henri Laborit.
Sono andata lontano per vedere qualcosa da cui non mi aspettavo nulla… spunti di vista dal Texas.
Training-on-the-job, ruoli aziendali, trasformazioni… difficile raccontare la propria vita lavorativa. Un grafico può aiutare ed è un gran bel passaggio sul sé che puoi fare, se te la senti. C’è chi lo vede come un Curriculum Visuale. Io lo vedo come un bilancio personale.
La mia attività di coach ha molto a che fare con la formazione, almeno io la vedo così, legata all’attivare, rendere possibile, facilitare, mettere in grado di… in inglese lo chiamerei enabling. Ascolto, curiosità, scoperta… questo quello che offro, non soluzioni generiche ma conoscenza del tuo corpo nella sua unicità, perché per me parte tutto da lì, dal venirti incontro dove sei.
Possiamo renderci la vita davvero difficile, eppure il nostro corpo è naturalmente performante ed è anche predisposto a imparare.
Performance per me è mettersi in gioco, con allenamento ed esperienza alle spalle e una buona dose di leggerezza per rimanere flessibile e pronta all’imprevisto. Esperienza e allenamento sono per me parole chiave.
Consigli di lettura: un libro che verrà, uno giapponese da tenere vicino e da consultare, una lunga saga in cui è la storia ad essere protagonista…
Mi è capitato ultimamente di pensare alla solitudine, e in particolare alla differenza enorme che c’è tra “essere” sola e “ sentirsi” sola.
Stare sola mi piace, non ne faccio una bandiera né una scelta di vita… diciamo che per me è qualcosa che mi sono guadagnata nel tempo, una specie di traguardo raggiunto, e ne sono fiera. Una di quelle cose che, quando ci penso, mi sorrido. Non è stato spontaneo…
Anche senza conoscere chi è Maslow, è difficile non essere incappati nella sua “piramide”, che poi sua non è (spoiler). La trovi ad ogni angolo, del web e della carta stampata…
A suo tempo, c’era “Emilio”, un mio appuntamento fisso in TV, e l’inviato speciale, Silvio Orlando con il suo Why?… Pecché? … era un tormentone in casa.
Da tormentone a tormento, il passo è breve… infatti mal sopporto una domanda che inizia con “perché”, forse il motivo è che mi risuona abbinata in modo spontaneo a toni accusatori, giudicanti: avanti, dammi una spiegazione, su, se ne sei capace, vediamo che cosa ti inventi adesso.
Quello che ci frega è l’autostima o, per essere precisi, da dove la ricaviamo: se, per avere un’alta autostima, devi sentirti speciale e sopra la media. Essere “nella media” non è abbastanza, può anche sembrare un insulto: un discorso nella media, un lavoratore nella media, una persona nella media… Oh, nella media sarai tu. Io sono oltre.
Parlare in pubblico per me non è facile. Fatta anche questa…
Perdersi ed esplorare e cambiare sono attività che richiedono tempo.
Lo stupore la meraviglia, un senso di ammirazione e pienezza, un modo per procurarsi benessere, facendoci caso.
Cicatrice: una parola misteriosa, di etimo sconosciuto, che parla di rottura e di recupero dei legami e della vita. Come il Kintsugi.
Mi piace vagolare intorno alle parole e vedere che cosa emerge. La ripresa dei materiali del corso ThinkVisual mi ha proposto le proporzioni.
Studi ed esperienze sullo scarabocchio. Con due esercizi per iniziare con i ghirigori e non smettere più!
Esiste un approccio efficace per contrastare il pregiudizio e il razzismo? Anche e soprattutto quando è inconsapevole? La IFS – Internal Family System, offre un punto di vista che penso sia interessante.
La paura ha tenuto in vita i nostri antenati, se siamo qui a parlarne è anche merito dei nostri parenti fifoni. Quanto può essere usata la paura come leva per il cambiamento?
Sono in ferie, e questo post nasce così, tra la bellezza: un bel posto, una vacanza da ricordare, un corso di formazione che mi occupa il cervello…
Un corso di formazione può guidare a percorsi personali di consapevolezza e accendere collegamenti inaspettati (Blue eyes/Brown eyes), supportati da strumenti visuali.
Ascoltare il cinema alla radio mi ha fatto pensare quanto la mente visuale sia uno strumento potente che possiamo allenare in modo concreto e confortevole, per sentirci coinvolti, attivi, focalizzati e curiosi.
Cosa mi sono portata a casa da un Convegno? Una frase di Giuseppe Varchetta, sulla necessità per chiunque lavori con le persone, e abbia la responsabilità dell’altro, di fare conoscenza e approfondimento del sé…
Condivido volentieri un libro che ho amato, “Origini” di Amin Maalouf, una saga famigliare che attraversa i continenti, il tempo e l’umana capacità di farsi carico delle storia della propria famiglia.
Gennaio è per me il mese adatto per nuove conoscenze, esperienze, per iniziare qualcosa di nuovo. Questo gennaio mi sono dedicata a consolidare la mia pratica sulla Teoria Polivagale
Questo dicembre mi ha messo alla prova sotto molti fronti, alcuni piacevoli altri no, tutti emozionanti: formazione in presenza, formazione a distanza, partecipazione a un Convegno… molto stretch e niente stress, per fortuna!
Mi piace guidare, in particolare sulle strade a scorrimento veloce. Mi piace guardare e andare avanti. (…)
Pensieri sparsi sulla strada verso il Friuli Venezia Giulia, quando passo per Mestre, che ora non ha più il casello, e mi ricordo quando il casello c’era e Mestre era “la barriera”
Il Visual Mantra è un divertente percorso di immaginazione guidata per tradurre in forma visuale una frase “mantra” che parla di te e di quello che desideri. È anche un bel lavoro individuale per accendere la creatività. E non solo…
Sappiamo tutti cosa significa provare emozioni conflittuali: “una parte di me vuole .. e poi c’è una parte di me che non vuole… ” mentre siamo alle prese con il nostro sé, i nostri desideri e comportamenti. Molti approcci di psicoterapia ritengono che avere “parti” sia patologico. NON in IFS.
Nei miei corsi dedicati al linguaggio visuale, ci sono alcuni elementi fondanti. Uno di questi è rappresentato dall’importanza dell’allenamento a partire dalle forme semplici, un esercizio che non solo valorizza quelli che sono i mattoncini di base di questo linguaggio, ma anche permette il formarsi di una memoria muscolare necessaria per una realizzazione del segno che dia più soddisfazione e meno pensiero.
Siamo ad una festa: un momento vorremmo fare amicizia con tutti, il momento dopo vorremmo scappare, finiamo spenti su un divano incapaci di relazionarci… Siamo pazzi? No. Siamo in balia di un qualcosa che la Teoria Polivagale spiega bene.
Conoscete la favola “La volpe e l’uva” di Esopo? È uno dei ricordi più vivi della mia infanzia, l’ho imparata attraverso il racconto dei miei nonni e, devo dire, mi è sempre un po’ dispiaciuto per la volpe: povera piccola, desiderava l’uva e non riusciva ad ottenerla nonostante tutti gli sforzi messi in atto, perché anche riempirla di insulti se si inventava una giustificazione al suo fallimento?
Tempo fa, quando sentivo parlare di “coaching”, immaginavo subito una situazione sfidante, una gara, con il coach a bordo campo intento a spronarmi (vai, vai, vai!) e, nei momenti di pausa, pronto ad aiutarmi a capire i limiti, i problemi e le capacità da attivare per affrontarli.